IGP Puglia

Uva di Puglia

L’Uva di Puglia è una Indicazione Geografica Protetta (IGP) presente nell’elenco nazionale approvato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali, i cui requisiti sono regolamentati dal disciplinare di produzione della Regione Puglia.

Caratteristiche

L’I.G.P. Uva di Puglia è riservata all’uva da tavola delle varietà Italia b., Regina b. Victoria b., Michele Palieri n., Red Globe rs., prodotta nella zona delimitata al successivo art. 3 del presente disciplinare di produzione.

L’I.G.P. Uva di Puglia è riservata alle categorie commerciali:
– categoria Extra;
– categoria I.

All’atto della sua immissione al consumo, l’Uva di Puglia deve presentare le seguenti caratteristiche:
– i grappoli interi devono essere di peso non inferiore a 300 grammi;
– gli acini devono presentare una calibratura non inferiore a 21 mm per Victoria, a 15 mm per Regina, a 22 mm per Italia, Michele Palieri e Red globe (diametro equatoriale);
– il colore è giallo paglierino chiaro per le varietà Italia, Regina e Vittoria, di un nero vellutato intenso per le varietà Michele Palieri e di un rosato dorè per la varietà Red Globe.

Per tutte le varietà, il valore del rapporto °Brix/acidità totale deve essere non inferiore a 22.

Coltivazione

I nuovi vigneti saranno realizzati su terreni ben drenati, permeabili e indenni da focolai di agenti dei marciumi e privi di vettori di virus nocivi alla vite utilizzando esclusivamente portinnesti certificati.
La forma di allevamento per la realizzazione di vigneti ad uva da tavola è quella a pergola a tetto orizzontale, il “tendone”.

La densità di piantagione dovrà essere compresa tra un minimo di 1.100 ed un massimo di 2.100 viti/ha. La distanza fra i filari dovrà essere compresa fra 2,2 e 3 m.
La produzione di uva non dovrà essere superiore a 30 t/ha.
Per la difesa fitoiatrica, sono consentiti interventi rispettosi dell’ambiente e con i solo fitofarmaci a base di sostanze attive registrate per la vite di uva da tavola, secondo quanto indicato dal disciplinare di produzione integrata dell’uva da tavola della Regione Puglia.

La potatura secca andrà effettuata nel periodo compreso fra quello successivo alla caduta delle foglie e quello precedente il germogliamento: da dicembre a fine febbraio dell’anno successivo.
È ammessa la copertura del “tendone” con reti in polietilene e/o film plastico in PVC o polietilene + EVA e la coltivazione in serra, al fine di proteggere il prodotto da grandine, vento, pioggia, e per favorire l’anticipo della maturazione o il ritardo nella raccolta dell’uva (al variare del periodo di copertura).

Il periodo di raccolta dell’uva decorre dal momento del conseguimento dei requisiti minimi qualitativi previsti dal disciplinare (per la varietà Victoria: a partire dall’inizio della seconda decade di luglio; per la varietà Michele Palieri: a partire dall’inizio della terza decade di luglio per le varietà Italia, Regina e Red globe: a partire dall’inizio della terza decade di agosto).
Il confezionamento deve essere effettuato nella zona predetto onde evitare che il trasporto e le eccessive manipolazioni possano danneggiare gli acini alterandone integrità e colore.

Storia e curiosità

La reputazione dell’Uva di Puglia va inquadrata in un contesto storico-economico le cui prime testimonianze risalgono alla fine del 1800.
L’Uva di Puglia ha mostrato da sempre una migliore attitudine al mantenimento delle caratteristiche di aspetto e di croccantezza dei suoi acini tanto da riscuotere un grande successo nel settore delle esportazioni fin dalla fine dell’1800.
Infatti a quel tempo, nonostante la lunghezza del viaggio e la deperibilità del prodotto costituissero i principali fattori limitanti l’esportazione, l’Uva di Puglia, a differenza di altre uve, mostrò una migliore attitudine al mantenimento delle sue caratteristiche arrivando in ottimo stato nei mercati dei paesi esteri più importanti quali ad esempio quello tedesco.

Negli anni, grazie all’eccezionale vocazionalità del territorio, la produzione dell’Uva di Puglia aumentò progressivamente e parallelamente aumentò anche la sua esportazione, come testimoniato dall’Istituto per il Commercio Estero, rappresentando quindi sui mercati internazionali un’espressione tipica del territorio di produzione.
L’I.C.E. (Istituto Commercio Estero), già dagli anni ’40 poté constatare, tramite il massiccio invio di personale in missione in Puglia nel periodo della campagna di commercializzazione, che l’entità delle spedizioni dalle aree produttive vocate alla coltivazione dell’Uva raggiungeva giornalmente la quantità di centinaia di vagoni ferroviari.

Nonostante le difficoltà logistiche e i maggiori costi di trasporto rispetto alle uve provenienti da altre parti d’Italia, l’esportazione dell’Uva di Puglia raggiunse, nel 1975, il 62,4% della produzione di uva da tavola italiana destinata all’estero, il 52,7% nel 1980 e ancora il 74,1% nel 1985.
È proprio grazie al grande successo sia nelle produzioni che nelle esportazioni che l’uva di puglia è più volte citata testi, studi tecnico-scientifici ed eventi, ne sono un esempio il volume pubblicato nel 1979 dell’OCDE (Organization for Economic Co-operation and Development) dal titolo Table Grapes, appartenete alla collana Intenational Standardisation of fruit and vegetable, il recente studio scientifico dell’università di Bari che prendendo campioni di Uva di Puglia ha voluto mettere a punto una tecnica di analisi volta alla determinazione del profilo metabolico degli alimenti ed infine in occasione del conferimento del premio “Grappolo d’Argento Città di Rutignano”nel 2010.

La zona di produzione dell’Uva di Puglia è caratterizzata da condizioni pedo-climatiche ideali per lo sviluppo dell’uva da tavola.
Terreni di medio impasto ricchi di potassio e di calcio, clima mite anche di inverno, caratterizzato da discreta piovosità nel periodo invernale e da scarse precipitazioni in quello primaverile-estivo, luminosità elevata, rispondono appieno alle esigenze di una coltura, come la vite, potassofila ed eliofila.

Nella zona di produzione dell’Uva di Puglia si è sviluppata fin dalla fine del XIX secolo una alta specializzazione della manodopera utilizzata nella coltivazione di questo prodotto, caratterizzata dalla capacità di effettuare accurate e attente operazioni manuali sui germogli e grappoli, quali il diradamento degli stessi, la loro liberazione da foglie e germogli, la sistemazione dei germogli al fine di consentire la giusta luminosità, operazioni che favoriscono lo sviluppo e la maturazione dell’uva.
Tale elevata specializzazione che si è tramandata nel tempo e che sussiste intatta ai nostri giorni, permette di esaltare le caratteristiche qualitative dell’Uva di Puglia e consente anche una minore incidenza delle malattie crittogamiche.

Nel 1869 un pioniere, Sergio Musci, dette corso da Bisceglie (Bari) alle prime spedizioni di uva da tavola verso Milano, Torino, Bologna.
Nel 1880 dalla Puglia il cav. Francesco De Villagomez, sempre biscegliese, iniziò le spedizioni di uva da tavola in Germania.

L’importanza storica dell’Uva di Puglia trova la sua prima affermazione nel riconoscimento degli operatori delle altre regioni produttrici e nella richiesta sempre crescente sia da parte dei mercati nazionali che da quelli esteri.
L’Uva di Puglia continuava ad essere segnalata come esempio di successo del prodotto sul mercato grazie alla sensibilità e capacità dei produttori, in grado di utilizzare al meglio la vocazionalità pedoclimatica della regione.
Vivarelli nel 1914 facendo il punto sulla situazione pugliese, segnalava per questa regione la particolare vocazione del clima, del terreno e l’atteggiamento del viticoltore “che ha compreso la necessità di non trascurare cure speciali di coltivazione…”.

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