Tardivo di San Vito
L’arancio tardivo di San Vito è un agrume di varietà arancio biondo, noto per essere tardivo e per caratteristiche specifiche di serbevolezza.
I frutti sono distinguibili oltre che per tempo di maturazione, per dimensione e peso – attestante intorno ai 200-300 gr, per il colore deciso dell’epidermide e per la polpa molto succosa con pochi semi.
Coltivazione
Gli agrumeti vocati insistono su suoli formati da sedimenti alluvionali, caratterizzati da una tessitura equilibrata che assicura la succosità dei frutti e conferisce unicità a quest’area grazie all’elevato contenuto di limo, mitigato dalla sabbia e frequentemente da ciottoli che garantiscono la libera circolazione dell’aria e dell’acqua e consentono l’instaurazione di processi biologici mediante l’insediamento di una microflora “positiva”, favorevoli alla sintesi della sostanza organica che notoriamente favorisce l’assimilazione degli elementi nutritivi e dell’acqua.
La vicinanza del mare determina per tutto l’anno condizioni termine e igrometriche favorevoli alle esigenze ecofisiologiche dell’arancio riscontrabili nel basso tenore di acidità e all’elevato contenuto di zuccheri. Questi elementi naturali hanno favorito in passato l’estensione degli agrumeti lungo la vallata del Flumendosa e del vicino Rio Picocca.
La raccolta dell’arancio tardivo di San Vito inizia il 1° aprile e termina alla fine di maggio.
Il taglio dei frutti è effettuato con l’ausilio di forbici al fine di evitare il distacco del calice.
I frutti non immediatamente destinati al consumo, sono conservati a basse temperature in cella frigorifera ad una temperatura compresa fra i 3 e i 6 °C e umidità relativa tra il 75 e il 95%. Il tempo di condizionamento non supera comunque i 90 giorni dalla raccolta.
Per garantire la qualità e l’integrità delle produzioni, tutte le operazioni di condizionamento sono preferibilmente condotte nell’ambito degli areali produttivi.
Il Tardivo di San Vito è una varietà a rischio di estinzione, pertanto, da diversi anni, si procede con il prelievo delle marze, nello specifico non tendenti a seme, esenti da virosi e batteriosi, per successivi innesti. Attualmente le piante censite sono distribuite fra orti domestici e agrumeti storici, il cui sesto d’impianto più diffuso è 6*5 e i porta innesti sono costituiti da arancio amaro per una produzione di circa 120 quintali per ettaro. Attraverso un progetto di salvaguardia, sono state riprodotte in vivaio, controllate per virosi e batteriosi, circa 150 piante. Ulteriori innesti nel triennio in corso porteranno il numero delle piante di arancio tardivo di San Vito a circa un migliaio.