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Sitzigorru

La rigatella (Eobania vermiculata), viene comunemente chiamata, soprattutto a Gesico ed in Trexenta, sitzigorru. Il significato del nome “metti le corna” deriva dalla radice sitzi o sizzi, seguita da corru o gorru; ossia corna, per indicare che gli occhi della chiocciola sono situati all’apice di lunghe appendici popolarmente paragonate a corna.

La carne è povera di grassi saturi; è ricca di acqua, proteine, sali minerali (abbondano il Calcio ed il Magnesio oltre che al Ferro e al Rame) e Vitamina C. Molto basso è anche il contenuto in carboidrati tanto da rendere le carni di questo animale più simili nutrizionalmente al pesce d’acqua dolce.

Il muco delle chiocciole ha inoltre importanti proprietà terapeutiche per il trattamento delle bronchiti, delle gastriti e delle ulcere. Altri componenti attivi del muco sono: allantoina, acido glicolico, elastina, collagene, proteine e vitamine. La bava è anche utilizzata per la produzione di creme idratanti per pelli sensibili e, in omeopatia, per la preparazione di prodotti medicamentosi antinfiammatori, efficaci nelle affezioni bronchiali e respiratorie, utilizzati in particolare, nell’ambito della medicina pediatrica.

Allevamento

La gran parte della lavorazione delle chiocciole avviene a mano. La raccolta avviene generalmente da fine agosto ai primi di ottobre ma anche in Primavera sotto le pietre (o le tegole). Tuttavia mai dopo le piogge autunnali, momento della deposizione delle uova.

Gesico è il paese pioniere per l’allevamento delle lumache fin da epoca romana. L’allevamento era condotto in recinti ubicati presso le ville rustiche, detti cocleari. Nel paese, quasi ogni podere aveva un muretto a secco, detto capizabi, dove venivano concentrate parte delle chiocciole che si raccoglievano nei terreni circostanti. Queste chiocciole novelle, ancora con la conchiglia da calcificare, trovavano nel muretto a secco il loro habitat, coadiuvato dalla collocazione di tegole sarde tebuasa, utilizzate dalle chiocciole come ricovero e riparo che garantiva poi più agevole l’introduzione delle mani per la raccolta. Ancora oggi le persone più anziane utilizzano questa pratica manuale che non richiede grosse risorse ed energie.

L’allevamento viene, anch’esso, praticato partendo dai terreni vocati al fine di garantire alla chiocciola condizioni ottimali per lo sviluppo.

Prima della realizzazione dell’impianto è necessario conoscere alcune caratteristiche del terreno: la tessitura deve essere accettabile, deve avere un pH tendente al neutro, è necessaria la presenza di calcare assimilabile e l’assenza di contaminanti ambientali. Altro elemento da valutare è la disponibilità dell’acqua e la quantità di sali in essa contenuti. Questi infatti possono innescare, a contatto con la bava, fermentazioni che potrebbero determinare la morte dei soggetti.

Attualmente, esistono due metodiche di allevamento principali:

  • la prima è un sistema a ciclo naturale completo all’aperto e consiste nella suddivisione dell’area totale in recinti di lamiera e camminamenti. I recinti sono suddivisi, con reti di polietilene, in settori di riproduzione e di ingrasso;
  • la seconda si differenza rispetto alla prima per l’assenza della suddivisione tra recinti di riproduzione e ingrasso, ma la gestione è riferibile al metodo ‘’tutto pieno-tutto vuoto’’.

Le chiocciole adulte determineranno la produzione annuale, mentre i riproduttori potranno essere utilizzati per il successivo accoppiamento oppure commercializzati.

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