DOP Lazio

Nocciola Romana

La Nocciola Romana è una Denominazione di Origine Protetta (DOP) presente nell’elenco nazionale approvato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali, i cui requisiti sono regolamentati dal disciplinare di produzione della Regione Lazio.

Caratteristiche

La Nocciola Romana designa i frutti riferibili alla specie Corylus avellana cultivar «Tonda Gentile Romana», «Nocchione» e loro eventuali selezioni che siano presente almeno per il 90% nell’azienda.
Sono ammesse le cultivar «Tonda di Giffoni» e della «Barrettona» nella misura massima del 10%.

Varietà

Tonda Gentile Romana:
– forma della nocciola in guscio:
– subsferoidale con apice leggermente a punta;
– dimensioni con calibri variabili da 14 a 25 mm;
– guscio di medio spessore, di color nocciola, di scarsa lucentezza, con tomentosità diffuse all’apice e numerose striature evidenti;
– seme medio-piccolo, di forma variabile subsferoidale, di colore simile a quello del guscio, per lo più ricoperto di fibre, super- ficie corrugata e solcature più o meno evidenti, dimensioni più disformi rispetto alla nocciola in guscio;
– perisperma di medio spessore non completamente distaccabile alla tostatura; tessitura compatta e croc- cante;
– sapore ed aroma finissimo e persistente.

Nocchione:
– forma della nocciola in guscio: sferoidale, subelissoidale;
– dimensioni comprese tra 14 e 25 mm;
– guscio spesso: di colore nocciola chiaro, striato, poco pubescente;
– seme: medio-piccolo, con fibre presenti in misura medio-elevata;
– perisperma: mediamente staccabile alla torrefazione;
– sapore ed aroma: finissimo e persistente.

In entrambi i casi la resa alla sgusciatura è compresa tra il 28 e il 50%.
Le nocciole devono essere esenti da odore e sapore di olio rancido, di muffa e di erbaceo.
Alla masticazione si devono presentare croccanti, ossia devono fratturarsi al primo morso senza cedevolezza, e devono avere tessitura compatta, senza vuoti interni.
Queste caratteristiche devono essere possedute anche dalle nocciole conservate.

Caratteristiche territoriali

La zona di produzione della Nocciola Romana è caratterizzata da una situazione pedoclimatica molto favorevole per la coltivazione del nocciolo, in quanto il suolo dei monti Cimini e monti Sabatini è caratterizzato da formazioni vulcaniche, con tufi terrosi ricchi di sostanze essenziali, da lave leucitiche, rachitiche, con depositi clastici eterogenei.
I terreni sono profondi, leggeri, carenti in calcio e fosforo ma ricchi di potassio e microelementi; la reazione è di norma acida e/o sub acida.
Per quanto riguarda le condizioni climatiche i livelli termici della zona, presentano valori medi di tempe- rature minime di 4-6 °C e di medie delle temperature massime di 22-23 °C, con precipitazioni annuali pari a 900-1 200 mm di pioggia.
La mitezza dell’inverno assume particolare rilevanza in quanto il nocciolo, nei mesi di gennaio-febbraio, attraversa la delicata fase della fioritura.

Le caratteristiche particolari che fanno della Nocciola Romana un prodotto unico e speciale nel suo genere sono la croccantezza e la tessitura compatta senza vuoti interni.
Alla masticazione, infatti, queste nocciole così croccanti si fratturano al primo morso senza cedevolezza mantenendo questa peculiarità sia allo stato fresco che a quello conservato.

Le caratteristiche della Nocciola Romana sono strettamente legate all’ambiente geografico di produzione.
Questa specie predilige infatti, terreni tendenzialmente sciolti a reazione neutro-acida con contenuto in calcare attivo inferiore all’8% una temperatura media annua tra i 10 e 16°C ed una precipitazione annua superiore agli 800 mm tutti fattori ambientali perciò che sono presenti nella zona di produzione della Nocciola Romana.

In particolare tra le componenti naturali è innegabile l’importanza di quelle podologiche, soprattutto in riferimento alla composizione mineralogica.
L’origine vulcanica dei terreni, ricchi di potassio e micro-elementi incidono fortemente sulle componenti qualitative ed organolettiche del frutto e quindi sulla croccantezza dello stesso.

Le tecniche di produzione e conservazione contribuiscono anch’esse a determinare la qualità di questo prodotto agricolo.
Queste si sono evolute nel corso degli anni dando maggiore importanza agli aspetti qualitativi del frutto rispetto a quelli quantitativi.
Le tecniche di produzione oggi adottate rispettano i principi della difesa integrata e mirano alla produzione di un frutto con minime alterazioni legate ad attacchi parassitari oltre che sicuro da un punto di vista alimentare per l’assenza di residui e tossine naturali.
Anche la tecnica di raccolta ha subito una evoluzione cercando di non rendere inutili gli sforzi eseguiti durante tutto il ciclo produttivo.

È da evidenziare che la nocciola viene raccolta a terra e quindi una permanenza prolungata sul suolo può compromettere totalmente le caratteristiche di salubrità; negli ultimi anni un notevole sforzo è stato compiuto dai produttori per ridurre al minimo tale permanenza con l’adozione di tecniche che prevedono più passaggi sul suolo.
Anche sulle tecniche di primo trattamento e conservazione si è assistito ad una evoluzione continua dei sistemi.
Si è passato dall’essiccazione del prodotto utilizzando il calore solare, tanto che non era raro vedere ampie distese di nocciole sulle aie e sulle piazze ad asciugare, all’utilizzo di essiccatoi aziendali e/o cooperativi con il riutilizzo dei gusci come combustibile e alla conservazione del prodotto all’interno di magazzini e/o silos a temperatura controllata o in celle per il prodotto sgusciato.

Storia e curiosità

La coltura del nocciolo nella zona geografica delimitata risale sin dal «[…] 1412 circa, mentre prima esisteva come pianta arbustiva da sottobosco e che tuttora lo troviamo in tale stato nei boschi specialmente di castagno» (Martinelli in Carbognano illustra).
Nel 1513 pare che il consumo di «Nocchie» ralle- grasse la mensa del Papa Leone X (Storia del Carnevale Romano, Clementi).
Nel catasto del 1870 risultano già censiti in quell’anno, a Caprarola, alcune decine di ettari di noccioleto, sotto la dizione di «Bosco di Nocchie».
Nel 1946 la superficie investita a nocciolo era di 2 463 ha in coltura specializzata e 1300 in coltura promiscua.
Oggi la superficie investita a nocciolo supera i 16000 ettari e coinvolge oltre 3500 operatori.

Nell’arco di questi secoli il paziente, tenace e competente lavoro dell’uomo ha svolto un ruolo importante nel mantenimento della tradizione di questa coltura, lo dimostrano anche numerose sagre paesane che si svolgono ogni anno ed i numerosi piatti che vengono realizzati tradizionalmente con la nocciola, quali: spezzatino di coniglio in umido, i tozzetti, i cazzotti, le ciambelle, gli ossetti da morto, i mostaccioli, gli amaretti, i brutti-buoni, i duri-morbidi, le meringhe, i crucchi di Vignanello, le morette. Tutto quanto sopra detto dimostra la tradizionalità e l’importanza che questa coltura riveste nell’economia locale.

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