PAT Sardegna

Fagiolo di Tiana

La denominazione è riservata ai seguenti ecotipi:

  • faitta brente e monza;
  • faitta capudarza o precoce;
  • faitta a cavanedda;
  • faitta ‘e colore;
  • faitta ‘e Fonne;
  • faitta ‘e duas caras;
  • faitta murra;
  • faitta sorgonesa o bianca.

Si tratta di piante rampicanti, produttive o mediamente produttive.

Il baccello, generalmente di colore verde, spesso presenta zone cromatiche distinte e talvolta coesistenti come il bianco crema, bianco avorio, nero o marrone (come il Faitta brente ‘e monza o Faitta ‘e duas caras).
Vi possono anche essere screziature di rosso o viola (Faitta ‘e colore).

Il prodotto può essere consumato fresco (in particolar modo il Faitta cabudarza o precoce), oppure secco o come granella (in particolar modo il Faitta Sorgonesa ed il Faitta brente ‘e monza).

Coltivazione

I produttori locali continuano ad utilizzare pratiche colturali prevalentemente tradizionali.
Tuttavia, con l’affacciarsi di metodiche e strumenti succedanei a quelli conosciuti storicamente, che implicano l’aumento del rischio di impatto sull’ambiente e/o mutamenti nella qualità del prodotto, è stata avviata la costituzione di un’associazione per la tutela e la valorizzazione di queste orticole che ha messo a punto un disciplinare di produzione finalizzato alla salvaguardia della tradizionalità.

La preparazione del terreno viene fatta nei mesi di maggio, giugno e luglio.
La lavorazione principale, effettuata con l’ausilio di trattrice, motocoltivatore, motozappa o zappa, è seguita da un amminutamento delle zolle con frangizolle o fresa.

La semina viene fatta manualmente a partire dalla prima decade di maggio. Non sono utilizzati concimi chimici ma solo concimazione organica con l’apporto di 3-5 kg/mq di letame ben maturo.

È praticata la rotazione della coltura ed il diserbo viene solitamente effettuato tramite sarchiatura manuale (zappatura) tra le file e lungo la fila, senza l’impiego di diserbanti.

I tutori generalmente utilizzati a sostegno dei fagioli sono: canne, pertiche di castagno, fillirea, corbezzolo, sambuco.
Talvolta vengono utilizzate le reti elettrosaldate e, più raramente, i tradizionali tutori vivi come il mais. È una coltura che necessita, nei periodi di maggiore stress, di una assidua irrigazione.

Il sistema irriguo tradizionale “a scorrimento”, formato da opere di adduzione, dette nessarzos e opere di canalizzazione, dette colas, garantiva l’approvvigionamento della risorsa acqua, tuttavia drasticamente limitata, negli anni ’70, con lo sbarramento sul Rio Crabosu.
La carenza dell’ acqua ha inevitabilmente determinato la contrazione delle superfici coltivate a fagiolo. La raccolta avviene interamente in modalità manuale.

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