IGP Veneto

Ciliegia di Marostica

La Ciliegia di Marostica è una Denominazione di Origine Protetta (DOP) presente nell’elenco nazionale approvato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali, i cui requisiti sono regolamentati dal disciplinare di produzione della Regione Veneto.

Caratteristiche

La ciliegia di Marostica per il consumo fresco è caratterizzata da un calibro elevato e un colore intenso che può variare da rosso fuoco a rosso scuro in relazione alle varietà.
I frutti da immettere in commercio per il consumo fresco devono essere integri, sani, provvisti di peduncolo, puliti e privi di residui visibili sulla superficie.
La pezzatura minima dei frutti destinati al consumo fresco è pari a 23 mm.
I frutti destinati ad altri usi (es. industria dolciaria) possono essere senza peduncolo, parzialmente integri e avere una pezzatura anche inferiore a 23 mm.
Le caratteristiche commerciali per il prodotto fresco devono essere corrispondenti alle specifiche stabilite dalle norme comunitarie di commercializzazione vigenti.

Varietà

La denominazione Ciliegia di Marostica designa i frutti ottenuti dalla coltivazione delle varietà ascrivibili ai seguenti gruppi:
– precocissime “Sandra” e “Francese”, quest’ultima ascrivibile alle varietà Bigarreau Moreau e Burlat;
– intermedie “Roana” e il durone precoce “Romana”;
– tardive “Milanese”, “Durone Rosso”, (Ferrovia simile) e “Bella Italia”;
– “Sandra Tardiva”
– le varietà “Van”, “Giorgia”, “Ferrovia”, “Durone Nero I”, “Durone Nero II” e “Mora di Cazzano”.
Sono inoltre consentite le seguenti varietà: “Bella di Pistoia” (= “Durone Rosso”), “Black Star”, “Early Bigi”, “Grace Star”, “Kordia”, “Lapins”, “Marostegana”, “Prime Giant”, “Regina”, e “Folfer”.

Coltivazione

Le tecniche colturali ammesse sono le seguenti:

Per i nuovi impianti:
– preparazione del terreno: il nuovo impianto deve essere preceduto da una idonea lavorazione meccanica della superficie interessata; nei terreni di collina è opportuna la lavorazione del terreno a “buche”. È obbligatorio eseguire l’analisi chimico-fisica del terreno oggetto d’impianto allo scopo di determinare la necessità e la quantità della concimazione di fondo e/o di quella correttiva. È obbligatoria l’adozione di un piano di concimazione redatto da un tecnico specializzato.
– materiale vegetale: è ammesso l’impiego di astoni di qualità certificata virus esente o virus controllato delle varietà, innestati su soggetti derivati da Prunus avium, Prunus cerasus o Prunus mahaleb. È ammesso altresì l’innesto a dimora.

Per tutti gli impianti:
– Densità: sono ammessi tutti i sesti d’impianto purché siano garantite l’illuminazione e l’arieggiamento delle chiome nella fase produttiva delle piante.
– Forma di allevamento: sono consentite tutte le forme di allevamento sia in volume sia in parete.
– Difesa fitosanitaria: la difesa dai parassiti deve essere attuata nel pieno rispetto dei principi della lotta integrata o di quella biologica. Per ridurre il rischio di forti infezioni di Monilia durante il periodo fiorale è ammessa l’eliminazione dei frutti non raccolti rimasti sulle piante e l’esecuzione di una corretta potatura estiva negli impianti vigorosi. Prima dell’esecuzione di qualsiasi intervento con valenza insetticida deve essere eseguita la trinciatura dell’erba oppure lo sfalcio e la raccolta della stessa. Non è ammesso l’uso di fitoregolatori nel periodo compreso tra il germogliamento e la raccolta.
– Gestione del suolo: è obbligatorio l’inerbimento controllato spontaneo o artificiale del suolo a partire dal 2° anno di impianto. È consentita la lavorazione o il diserbo localizzato sulla fila negli impianti specializzati fitti o attorno al tronco nei sistemi espansi. È ammessa la pratica della pacciamatura.
– Concimazione: gli elementi nutritivi da apportare devono essere finalizzati al raggiungimento e/o al mantenimento di un sufficiente livello di fertilità dei suoli in ragione delle asportazioni della coltura e delle perdite per immobilizzazione e lisciviazione.
– Irrigazione: è ammessa la pratica irrigua con sistemi a bassa portata.
– Gestione delle piante: è obbligatoria l’esecuzione annuale della potatura al bruno per assicurare una produzione di qualità costante negli anni; le piante devono essere mantenute in buona efficienza vegetativa e produttiva anche ricorrendo a interventi straordinari di riforma volti a eliminare le parti legnose deperite e non più funzionali.
– Raccolta e condizionamento: la raccolta delle ciliegie destinate al commercio per il consumo fresco deve essere eseguita a mano e i frutti devono essere disposti in contenitori con pareti rigide. Già in ambito aziendale deve essere eseguita la cernita per eliminare i frutti di scarto e con pezzatura insufficiente.

Fino al momento della consegna per la commercializzazione i frutti devono essere mantenuti in luoghi freschi e ombreggiati per evitare lo scadimento della qualità e della conservabilità.
Il prodotto non avviato alla commercializzazione entro le 48 ore successive alla raccolta, deve essere opportunamente trattato con la tecnica della frigoconservazione oppure con altri accorgimenti idonei a rallentare i processi metabolici dei frutti.

Storia e curiosità

La zona di produzione dell’Indicazione Geografica Protetta Ciliegia di Marostica è da lungo tempo indicata quale territorio vocato alla cerasicoltura e diversi autori hanno sottolineato la qualità delle ciliegie raccolte.
La parte a nord della zona di produzione si estende su un territorio collinare con altitudine compresa fra 100 e 400 metri circa; la parte sud comprende terreni di alta pianura con altitudine prevalente compresa fra 90 e 100 metri circa sul livello del mare.
I terreni hanno prevalentemente giacitura declive ed esposizione a sud; fattori che favoriscono l’assenza di ristagni e la concentrazione degli zuccheri nei frutti.
Il terreno su cui viene coltivata la Ciliegia di Marostica deriva in buona parte da rocce basaltiche, è particolarmente fertile, povero di azoto ma ricco di potassio.
Il clima della zona si presenta mite e ventilato con quasi assenza di nebbie e protetto a nord dalla catena alpina e dolomitica.

La Ciliegia di Marostica, proprio grazie alla sua rinomanza che la lega alla zona di produzione, è un prodotto tutelato dall’Indicazione Geografica Protetta fin dal 2002.
Tale rinomanza risale storicamente al 1400 e sembra essere legata alla vicenda storica della “partita a scacchi”: nell’anno 1454 Taddeo Parisio, castellano e governatore della “terra e castello nobile di Marostica”, a seguito della richiesta in moglie di sua figlia da parte di due cavalieri decise, per evitare duelli, di darla in sposa a chi dei due avesse battuto l’altro a una partita a scacchi vivente.
Così fu disputata la partita e il vincitore ebbe in sposa la figlia mentre il perdente ottenne la sorella del governatore.
Il giorno delle nozze di sua figlia e della sorella, Taddeo Parisio ordinò che si mettessero a dimora in tutto il territorio delle piante di ciliegie a ricordo del fausto evento.

Nel corso della “Mostra regionale delle ciliegie” che si tiene annualmente nella zona di produzione verso la fine di maggio, si ricorda questo evento con l’elezione delle giovani che vestiranno i panni delle due promesse spose durante la rappresentazione della vicenda storica.
L’esistenza di un mercato delle ciliegie nella zona di Marostica, che si ripete annualmente dal 1950, conferma la vocazionalità di tale territorio per la coltura del ciliegio.
Nella zona di Marostica esiste anche una “Strada delle ciliegie”, che partendo da Bassano collega i colli e i paesi interessati dalla produzione delle ciliegie.

Per la qualità e la fama della Ciliegia di Marostica IGP determinante risulta il savoir faire dei produttori, sia nella coltivazione dei frutteti, spesso situati in zone collinari e declivi, nonché nella particolare attenzione posta durate la raccolta manuale delle ciliegie.

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