IGP Sicilia

Carota Novella di Ispica

La Carota Novella di Ispica è una Indicazione Geografica Protetta (IGP) presente nell’elenco nazionale approvato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali, i cui requisiti sono regolamentati dal disciplinare di produzione della Regione Sicilia.

Caratteristiche

La Carota Novella di Ispica ad indicazione geografica protetta è il prodotto della coltivazione della specie Daucus carota L.
Le varietà utilizzate derivano dal gruppo di varietà carota semilunga nantese e i relativi ibridi, quali: Exelso, Dordogne, Nancò, Concerto, Romance, Naval, Chambor, Selene.

Potranno essere aggiunti altri ibridi purché derivanti dal gruppo di varietà carota semilunga nantese e purché i produttori abbiano dimostrato attraverso prove sperimentali documentate la conformità ai parametri qualitativi della Carota Novella di Ispica.
L’utilizzo dei nuovi ibridi ai fini della produzione della Carota Novella di Ispica è consentito previa valutazione positiva delle prove sperimentali da parte del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che potrà acquisire allo scopo il parere tecnico dell’Organismo di Controllo o di altro soggetto.

All’atto della sua immissione al consumo presenta i seguenti parametri qualitativi:
– forma cilindrica-conica;
– assenza di radichette secondarie e radice apicale;
– aspetto lucido dell’epidermide;
– uniformità di colore;
– assenza di fessurazioni del fittone;
– calibro minimo: diametro 15 mm – peso 50 g;
– calibro massimo: diametro 40 mm – peso 150 g;
– polpa tenera, consistente e croccante;
– cuore poco fibroso.

Può ottenere il riconoscimento solo la “Carota Novella di Ispica” appartenente alle categorie commerciali Extra e I, definite dalla norma CEE-ONU riguardante la commercializzazione e il controllo della qualità commerciale delle carote, così distinte:
– Categoria extra, le carote di questa categoria devono essere di qualità superiore e obbligatoriamente lavate;
– Categoria 1a, le carote di questa categoria devono essere di buona qualità.

Coltivazione

Le lavorazioni preparatorie principali consistono nell’eseguire un’aratura profonda 40-50 cm almeno un mese prima della semina.
Successivamente si eseguiranno le lavorazioni preparatorie complementari volte ad ottenere un amminutamento e affinamento dello strato arato, mediante strumenti discissori e una o più fresature per interrare la concimazione di base.
Ultima lavorazione prima della semina sarà effettuata con l’aiolatrice per la formazione delle prode rialzate in cui vengono seminate le carote.

La rotazione colturale deve essere effettuata allo scopo di ridurre le problematiche fitosanitarie e di evitare fenomeni di stanchezza del terreno.
A tal fine dovrà essere attuata una rotazione triennale e, pertanto, la coltivazione di carota non potrà ritornare sullo stesso appezzamento prima che siano trascorse due annate agrarie.
È ammessa la coltivazione sullo stesso appezzamento per due annate successive solo nei terreni in cui non sia stata mai coltivata la carota (ad esempio terreni in cui vi è stato un espianto di colture arboree).
La rotazione non è di tipo “chiuso”, nel senso che la coltivazione di carota può essere avvicendata con ortaggi da pieno campo, cereali e leguminose con schemi di rotazione “aperta”, secondo le programmazioni colturali aziendali.
È da escludere ogni forma di consociazione.

La semina è eseguita in autunno e effettuata con l’ausilio di seminatrici pneumatiche di precisione a sesto prestabilito e successiva rullatura con interramento medio del seme a cm 1.
L’investimento colturale varia da 1.500.000 a 2.000.000 di semi per ettaro di superficie a seconda del sistema colturale adottato.

La fertilizzazione viene effettuata con un intervento in pre-semina (concimazione di base) e un paio di interventi post-emergenza (concimazione di copertura).
Le unità fertilizzanti (U.F.) distribuite vengono calcolate in relazione ai livelli di asportazione della coltura per una resa media stimata in 400–500 quintali per ettaro, privilegiando sempre concimi misto-organici onde evitare accumulo di nitrati nei fittoni. È ammesso l’uso di concimi a base di meso e micro elementi.
Sono ammesse due o più sarchiature atte ad eliminare le erbe infestanti, migliorare la sofficità del terreno e distribuire i concimi di copertura.

Svolgendosi il ciclo vegetativo della pianta nel periodo autunnale – invernale – primaverile, le irrigazioni verranno effettuate per aspersione o irrigazione localizzata, utilizzando 150-300 mc di acqua per ettaro.

La difesa fitosanitaria viene basata sui principi della lotta integrata, attraverso interventi agronomici (semine rade, rispetto delle rotazioni colturali, scelta degli appezzamenti di coltivazione in funzione dell’esposizione, semine tardive nella seconda decade di ottobre meno suscettibili agli attacchi di alternaria), biologici (utilizzo di Bacillus per la lotta a lepidotteri nottuidi, oculata scelta delle varietà) e chimici.
La lotta chimica va effettuata solo nei casi in cui il fitofago raggiunge le soglia di intervento o nei casi in cui si verificano le condizioni ottimali di sviluppo di alcuni patogeni.
Per le malattie crittogamiche quali: Sclerotinia, Oidio, Rizoctonia, si interviene alla comparsa dei sintomi, mentre per l’Alternaria il mezzo chimico viene utilizzato dopo una attenta valutazione di alcuni parametri riguardanti le condizioni favorevoli di sviluppo del patogeno (elevata umidità, prolungata bagnatura delle foglie, temperature diurne superiori ai 10° C) e lo stadio fenologico delle piante (elevato vigore, notevole sviluppo epigeo, tenerezza dei tessuti).
I danni da fitofagi sulla “Carota Novella di Ispica” sono normalmente poco rilevanti perché quasi tutto il ciclo della coltura coincide con il periodo di riposo invernale degli insetti e, pertanto, gli interventi con insetticidi chimici sono molto limitati.
Tuttavia, in caso di erosioni precoci delle plantule, da parte di lepidotteri nottuidi (Agrotis spp.), il trattamento è giustificato al raggiungimento della soglia di intervento (1-2 larve oppure 1-2 piante erose per metro quadrato).

La raccolta, effettuata giornalmente, sarà eseguita a partire dal 20 febbraio e fino al 15 di giugno. Viene eseguita con l’ausilio di macchine raccoglitrici a operazioni riunite atte, come tali, a svolgere l’intera fase di raccolta in una sola passata in campo.
Tali macchine sono, in genere, di tipo trainato o portato posteriormente dalla trattrice, con organi di lavoro comandati dalla p.d.p. e operano su una o due file di lavoro.

Sono costituite da: un apparato defogliatore o cimatore; un apparato sterratore e caricatore dei fittoni in appositi contenitori.
L’apparato estirpatore consiste in un vomerino che solleva il fittone, completo di apparato fogliare.
Questo poi viene preso da una coppia di cinghie gommate che lo sollevano portandolo al dispositivo di cimatura del tipo a lama oscillante. Mentre le foglie vengono espulse verso la parte posteriore cadendo a terra, i fittoni cadono in un sottostante trasportatore trasversale a barrette rivestite di gomma che provvedono ad una prima separazione dalla terra.
Altri trasportatori – elevatori, poi completano tale pulizia, provvedendo a riversare i fittoni in appositi contenitori (bins) che, una volta riempiti, vengono scaricati a terra.

La lavorazione del prodotto fresco raccolto sarà eseguita giornalmente con le linee di lavorazioni presenti nelle aziende.
Le fasi principali che caratterizzano il processo di lavorazione delle carote sono le seguenti: lavaggio, selezione scarti, calibratura, confezionamento.
Le strutture di condizionamento e lavorazione devono ricadere nella zona di produzione, al fine di garantire la qualità, il controllo e la tracciabilità del prodotto.
La data finale per la commercializzazione viene fissata al 15 giugno.
Le operazioni di produzione e di primo condizionamento devono avvenire nella zona di produzione, al fine di garantire la qualità, il controllo e la tracciabilità del prodotto.
Sono ammesse ulteriori riconfezionamenti al di fuori dell’ area geografica delimitata.

Caratteristiche territoriali

Il riconoscimento della Carota Novella di Ispica come indicazione geografica protetta è giustificato dalla caratteristica di precocità del prodotto.
La particolare combinazione di fattori pedoclimatici e produttivi nell’area delimitata a cui si fa riferimento, consente al territorio di esprimersi al meglio, offrendo al prodotto le note caratteristiche organolettiche, giustificando quindi la sua reputazione.

Le favorevoli condizioni pedo-climatiche caratterizzano l’epoca di produzione della Carota Novella di Ispica.
Infatti, la Carota di Ispica è “novella” cioè raggiunge la maturazione commerciale già alla fine di Febbraio (20 febbraio) e fino agli inizi di Giugno (15 giugno).
Si delinea così un prodotto novello, tipico siciliano, che si lega totalmente al territorio di produzione.
La “Carota Novella di Ispica”, pertanto, è una carota presente sul mercato nel periodo invernale – primaverile avente le caratteristiche organolettiche tipiche del prodotto fresco, quali croccantezza, profumo intenso ed un aroma di erbaceo.

Il territorio di produzione della“Carota Novella di Ispica è caratterizzato da temperature medie invernali elevate, elevato numero di ore di luce solare, terreni di buona fertilità.
I parametri qualitativi e il particolare ciclo produttivo risultano intimamente legati alle caratteristiche fisiche (pedologiche e climatiche) e biochimiche (processi di trasformazione e utilizzazione delle sostanze necessarie alla vita) che interagendo, fanno del territorio ibleo un indispensabile sistema armonico, capace di esaltarli e caratterizzarli.

La vocazionalità del territorio ne facilita la coltivazione in quanto le ottimali condizioni ambientali e in particolare il clima temperato e asciutto della fascia costiera, consentono alla pianta di mantenere un’ottima salubrità generale.
Nel contempo l’estensione del comprensorio consente alle aziende un più ampio avvicendamento colturale con altre ortive, evitando i fenomeni negativi di stanchezza del terreno.
Tutto questo, in generale, permette una netta riduzione degli interventi fitoiatrici.

Nel territorio interessato alla produzione della Carota Novella di Ispica non si verificano né eccessivi cali di temperatura, né eccessi di piovosità o di aridità.
È dimostrato che le temperature che si verificano nel comprensorio sono quelle che favoriscono una colorazione molto intensa, anche per effetto non indifferente della luminosità, una conformazione molto regolare e un’ottimizzazione dei contenuti in zuccheri, beta carotene e sali minerali.
Anche i terreni rispondono alle esigenze della coltivazione, che predilige il medio impasto tendente allo sciolto, con scheletro non grossolano, con buona dotazione di elementi nutritivi, con buone caratteristiche di profondità e freschezza, ma che va bene anche in terreni tendenti al sabbioso purché sostenuti da adeguate concimazioni e irrigazioni.
Questi di fatto sono le caratteristiche pedologiche delle superfici su cui si sviluppa la coltivazione della Carota Novella di Ispica.

Storia e curiosità

Nasce così in un’intima connessione tra l’area di produzione e la carota novella.
Il consumatore identifica le sue caratteristiche con il territorio di origine.
I vecchi produttori ricordano ancora che gli importatori europei dicevano di riconoscere immediatamente un carico di Carota Novella di Ispica, appena si apriva il vagone che le conteneva, per il profumo particolare e intenso che si sviluppava.
Nello stesso tempo nel territorio, a cominciare dagli anni ‘50, accadeva una rivoluzione socio–economica che segnerà il territorio e che ne caratterizzerà il suo sviluppo nel futuro.

Rimane ancora il ricordo di quel grosso fenomeno sociale della migrazione bracciantile che avveniva nelle provincie di Ragusa e Siracusa nel periodo della raccolta della Carota Novella di Ispica che, nel passato impegnava notevoli quantità di manodopera, innescando un flusso verso le zone del comprensorio proveniente, in particolare, dall’area montana dove le occasioni di lavoro erano limitate.
Sin dagli anni 70 l’intima connessione della Carota Novella di Ispica con il territorio del comprensorio delimitato è stata occasione di pubblicazioni scientifiche (Pina avveduto, “La coltivazione della Carota ad Ispica”, L.E.R, 1972), convegni, tesi di laurea con riferimenti a prove e sperimentazioni svolte nel territorio del comprensorio, (G. Corallo, “La carota ad Ispica”, A.A 1969-1670, Università degli studi di Catania –Facoltà di Economia e Commercio).
Le origini documentate della coltivazione della carota di Ispica risalgono al 1955 e a pochi anni dopo le prime notizie sulla sua esportazione. Dagli anni ’50, la coltivazione della Carota di Ispica si è progressivamente allargata fino a comprendere l’area di produzione, sia per motivi legati al fenomeno agrario della “stanchezza del terreno” sia per il grande successo commerciale riscontrato sui mercati nazionali ed esteri. Importanti testimonianze sono fornite dalla pubblicazione di Pina

Avveduto “La Coltivazione della Carota ad Ispica” del 1972, l’autrice relativamente alla rapida espansione della coltivazione della Carota di Ispica scriveva: “ Come è intuibile , la rapida diffusione della nuova coltivazione è stata favorita dalla facile commerciabilità del prodotto, accettato ed anzi richiesto da tutti i mercati nazionali ed internazionali per i sui pregi intrinseci […]. La nostra carota infatti si fa preferire per precocità, qualità di forma (pezzatura), proprietà organolettiche (colore, sapore), proprietà chimiche ( ricchezza di carotene e glucosio)”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per continuare nella navigazione, è necessario accettare i nostri cookies. maggiori informazioni

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close