PAT Toscana

Carciofo del litorale livornese

Il Carciofo del litorale livornese è un Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) presente nell’elenco nazionale approvato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali, i cui requisiti sono regolamentati dal disciplinare di produzione della Regione Toscana.

Caratteristiche

La forma della parte edibile del Carciofo del litorale livornese è ovoidale.
Le brattee esterne del capolino sono di colore viola chiaro nelle prime fasi della maturazione e via via diventano di un viola più scuro; le brattee più interne sono di colore giallo chiaro, quasi bianco.

Il capolino ha una consistenza coriacea, infatti le brattee esterne, se mangiate crude, sono leggermente amarognole e fortemente astringenti, quelle più interne hanno un sapore più dolciastro.

Il peso del capolino oscilla fra 120 e 200 g.

Coltivazione

Il Processo di coltivazione del Carciofo del litorale livornese segue le seguenti fasi:
– Concimazione di fondo, prima dell’impianto della carciofaia, con letame in dose di 800 q/ha.
– Aratura, per interrare la sostanza organica.
– Impianto della carciofaia con materiale di propagazione di origine locale: in ottobre, utilizzando i carducci ottenuti dal diradamento degli impianti in produzione; in agosto, utilizzando i ciocchetti delle carciofaie che hanno raggiunto la fine del ciclo produttivo. I sesti di impianto sono di 1.4 m x 1 m.

Operazioni colturali di una carciofaia in produzione:
– Fresatura e concimazione autunnali.
– Scardinatura o scarducciatura (ottobre).
– Diserbo.
– Scarducciatura a fine inverno: i carducci sono usati per un nuovo impianto oppure vengono lasciati nel terreno e poi interrati.
– Raccolta manuale con canestri in vimini (da metà febbraio).
– Trasporto in azienda.
– Cernita: esame visivo per scartare i carciofi non idonei alla commercializzazione.
– Collocazione dei carciofi, su due strati sovrapposti, in cassette di legno monouso.
– Lavaggio effettuato nelle cassette di legno, con acqua potabile.
– Stoccaggio, per 2 giorni, in cella frigorifera dotata di termometro per il controllo della temperatura.
– Trasporto ai mercati generali o alle catene di grande distribuzione, con furgoni dell’azienda dotati di cella frigorifera e cassone coibentato, idoneo per gli alimenti.
– Vendita.

Storia e curiosità

Il prodotto deve la sua tradizionalità e qualità sia alla particolarità della cultivar, il carciofo violetto di Toscana, sia alla tecnica di produzione rimasta invariata nel tempo.
Il ciclo di coltura si svolge in autunno-inverno, periodo in cui non è necessario intervenire con irrigazioni se non ad inizio primavera o a fine estate, per favorire il ricaccio e anticipare la produzione.
Le caratteristiche botaniche e la particolare resistenza alla salinità di questa varietà le permettono di adattarsi bene nelle zone della Val di Cornia.
Le particolari condizioni microclimatiche del luogo conferiscono al prodotto una qualità organolettica superiore a quella di altri carciofi prodotti in altre zone del litorale tirrenico.

L’approvvigionamento del materiale di propagazione avviene in azienda, grazie all’utilizzo di carducci o ciocchetti, mantenendo così il patrimonio genetico autoctono della specie.
Il prodotto è tipico della zona da oltre 40 anni.

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