DOP Lombardia

Miele Varesino

Il Miele Varesino è una Denominazione di Origine Protetta (DOP) presente nell’elenco nazionale approvato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali, i cui requisiti sono regolamentati dal disciplinare di produzione della Regione Lombardia.

Caratteristiche

La Denominazione di Origine Protetta Miele Varesino è riservata al miele conforme ai requisiti ed alle prescrizioni stabilite nel disciplinare, della tipologia monoflorale: MIELE VARESINO monoflorale di ACACIA.

Per Miele Varesino di acacia si intende il miele prodotto da alveari localizzati, nel periodo di bottinatura del nettare, all’interno del territorio della Provincia di Varese che deve essere estratto da favi e preparato per la commercializzazione all’interno dello stesso territorio.
Il Miele Varesino di acacia dizione utilizzata per il miele monoflorale di Robinia pseudoacacia L., viene così definito in quanto proviene da un’unica origine floreale e ne possiede le caratteristiche organolettiche, chimico-fisiche e microscopiche.

Le caratteristiche organolettiche del Miele Varesino sono le seguenti:
– Colore: trasparente, da quasi incolore a giallo paglierino;
– Odore: generico di miele, leggero e delicato, privo di odori marcati;
– Sapore: molto dolce;
– Aroma: delicato, vanigliato e confettato;
– Stato fisico: tipicamente liquido, cristallizzazione rara e comunque molto ritardata.

Produzione

Gli alveari di produzione possono essere:
– “stanziali”, cioè permanere nella stessa postazione per l’intero arco dell’anno di produzione.
– “nomadi”, con spostamenti entro il territorio sopra descritto per tutto il periodo della fioritura interessata.

Sono utilizzate arnie razionali (a favo mobile) a sviluppo verticale e, al momento del
raccolto produttivo delle api, verranno impiegati melari vuoti e puliti.
È assolutamente vietato utilizzare per la nutrizione proteica, pollini di origine diversa da
quella strettamente di produzione locale.
Durante l’ispezione degli alveari, il fumo necessario deve essere prodotto con materiali
vegetali di natura cellulosica che non devono trasferire al miele odori estranei o residui di combustione.

È fatto divieto di usare sostanze repellenti.
Per l’utilizzo della denominazione di origine protetta Miele Varesino di acacia, il miele deve essere estratto e preparato per il consumo attraverso le seguenti fasi:
– l’estrazione deve essere effettuata da favi di melario privo di covata;
– i locali destinati alla smielatura, lavorazione conservazione del miele devono essere ubicati nell’ambito territoriale della zona di produzione;
– l’estrazione è condotta esclusivamente con smielatori centrifughi. La filtrazione deve essere eseguita per gravità con filtri permeabili agli elementi figurati del miele (pollini).

Successivamente alla filtrazione il miele deve essere posto in recipienti provvisti di coperchio, al fine della decantazione.
La qualità del prodotto viene assicurata con l’osservanza, da parte degli operatori, di tecniche di buone prassi apistiche riguardanti l’allevamento delle famiglie, la produzione, il prelievo dei melari, l’estrazione del miele, la preparazione al consumo del raccolto e la conservazione dello stesso.

Nel caso il miele, ancora contenuto nei melari, presenti un contenuto di acqua superiore a 17.50% è consentito un trattamento dei favi con corrente di aria calda e secca e/o con deumidificatore al fine di portare l’umidità ad un valore inferiore a 17.50%.
È fatto assoluto divieto trattare il prodotto con temperature superiori a 40 gradi.

Il miele prodotto può essere conservato, confezionato ed etichettato entro 24 mesi dalla data di estrazione.
I locali dove viene conservato il miele devono essere asciutti, areati e, se necessario, ad umidità controllata.

Caratteristiche territoriali

Da sud a nord la Provincia di Varese può essere ripartita per il 22% a pianura (alta pianura), il 46% a collina ed infine il 32% a montagna.
L’alta pianura è formata da depositi alluvionali terrazzati di origine fluvioglaciale, in particolare da sedimenti grossolani, costituiti da ghiaie e ciottoli.
La zona collinare è prevalentemente costituita da depositi morenici intervallati a piane.
I rilievi montuosi, confinati nella zona settentrionale, presentano litologie di natura carbonatica (marne e soprattutto dolomie e calcari) oppure silicatica (rocce metamorfiche, come gneiss e micascisti, e ignee, come granofiri e porfiriti).

L’area geografica presenta un clima continentale temperato con limitate escursioni termiche sia in estate che inverno dovute all’azione mitigatrice dei laghi. Tali condizioni caratterizzano l’area geografica favorendo la presenza di specie arboree anche di origine esotica.
Il clima infatti viene mitigato dalla presenza dei laghi che anticipano la primavera rispetto alle zone del milanese: ciò rende possibile numerose e persistenti fioriture sui dolci declivi solatii.
Nel territorio varesino la presenza di Robinia (Robinia pseudoacacia L.), specie mielifera dominante, è largamente e intensamente distribuita tanto da colonizzare le aree agricole marginali e costituire in molte aree della zona la specie arborea prevalente nei boschi.

Complessivamente i boschi della Provincia di Varese ricoprono una superficie di circa 541 km2, pari al 45% dell’intera superficie provinciale. L’acacia o robinia (Robinia pseudoacacia) costituisce boschi monospecifici (robinieti puri) oppure consorzi con altre specie forestali (robinieti misti).
Nell’insieme i robinieti ricoprono una superficie di circa 163 km2, corrispondente al 30% della superficie forestale provinciale.
I robinieti sono in particolar modo diffusi nella parte centro- meridionale (pianura e collina), dove rappresentano spesso l’unica tipologia forestale presente nella zona planiziale, mentre nella parte settentrionale (montagna) sono presenti soltanto a bassa quota; i robinieti, infatti, superano di rado i 600 m di altitudine.

Nel periodo di fioritura della Robinia pseudoacacia L. nella zona della provincia di Varese, non si manifestano altre fioriture di specie nettarifere altrettanto abbondanti.
Infatti, la fioritura della Robinia pseudoacacia L., nella maggior parte del territorio varesino, può essere definita scalare e dura a lungo grazie alla presenza di valli che si incuneano fino a sud, come le Valli del Ticino e dell’Olona, o di versanti collinari solatii e protetti dai venti.

Nella parte centro-settentrionale della provincia i robinieti si arricchiscono di specie arboree e arbustive sempreverdi (Elaeagnus pungens, Laurus nobilis, Ilex aquifolium, Ligustrum lucidum, Prunus laurocerasus Taxus baccata e la palma Trachycarpus fortunei), molte delle quali termicamente esigenti e originarie di climi tropicali caldo-umidi.
Gli esemplari naturalizzati di queste particolari specie, collettivamente chiamate laurofille, sono il risultato di un processo di spontaneizzazione che parte dai numerosi centri di dispersione (parchi e giardini) presenti storicamente sul territorio, soprattutto nelle zone circostanti i principali laghi dove trovano accoglimento ville settecentesche e ottocentesche.
I parchi e i giardini ospitano, in generale, una ricca diversità di specie, in particolare di dendroflora, tra cui spiccano Aesculus hippocastanum, Gleditsia triacanthos, Liriodendron tulipifera, Prunus cerasifera e numerose specie di conifere appartenenti alla famiglia delle Pinaceae (Cedrus atlantica e C. deodara, Chamaecyparis lawsoniana, Picea abies e Pinus strobus).

Storia e curiosità

Nella Provincia di Varese l’apicoltura ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza nell’economia rurale di questo territorio.
Tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento due eventi importanti diedero un notevole impulso all’apicoltura varesina.

Innanzitutto con la costruzione della rete ferroviaria italiana realizzata dall’unità d’Italia in poi, la Robinia pseudoacacia fu utilizzata per consolidare i pendii delle scarpate e delle trincee che grazie alle sue ramificate radici superficiali assicurava un ottimo consolidamento dei terreni.

La specie, originaria del Nord America, si diffuse in Italia verso la fine del XVIII secolo quale pianta da giardino e dimostratasi subito vigorosa e di facile adattamento a diversissime condizioni pedoclimatiche passò ad usi forestali.
La specie trovò nella Provincia di Varese un habitat ideale per l’indice di piovosità, per il tipo di terreno e per le temperature.
La diffusione che ebbe al di fuori della rete ferroviaria fu enorme, e tutti quei terreni abbandonati dall’agricoltura in conseguenza alla forte industrializzazione di quegli anni insieme ai boschi incolti/trascurati, furono colonizzati dalla Robinia. Le piante iniziarono a produrre il prelibato nettare che avrebbe dato luogo al famoso miele di Acacia (così battezzato dai francesi in tutto il mondo).

Contestualmente l’apicoltura cosiddetta Villica si stava trasformando in apicoltura Razionale che permetteva di prelevare il miele senza dover ricorrere all’apicidio e di ottenere dei mieli monoflorali, impossibili da produrre con il sistema villico.
Questi eventi consentirono di produrre mieli monoflorali, oltre al tradizionale castagno, già a far data dai primi anni del novecento: poteva essere ottenuto il miele di acacia, grande novità per quei tempi, determinando quindi un notevole incremento dell’apicoltura nella Provincia di Varese nei successivi anni.
Tale attività costituiva la principale fonte di reddito per gli apicoltori.

I boschi di robinia del territorio varesino fin da subito sono diventati meta di apicoltori provenienti da altri territori; tuttora il patrimonio boschivo offre nettare oltre che ai 12.000 alveari “Varesini” ad altrettanti alveari “Forestieri”.
Negli anni l’apicoltura in Provincia di Varese ha fatto passi da gigante: sempre più apicoltori si sono dedicati a questa attività sia come professione principale che come attività semiprofessionistica o come hobby.
A testimonianza di ciò si ricorda che fin dal 1934 esiste un Consorzio provinciale Obbligatorio fra Apicoltori convertito nel 1983 in Associazione Produttori Apistici della Provincia di Varese e affiancato nel 1989 dal Consorzio Qualità Miele Varesino.

Si evidenzia che da tantissimi anni durante la fioritura della Robinia pseudoacacia, sul territorio della Provincia di Varese la presenza degli alveari si raddoppia passando da 12.000 a oltre 20.000 arnie.
La motivazione di questo notevole incremento è da ricondursi al fatto che a differenza da altre zone in cui si produce il miele d’acacia, nel territorio varesino non ci sono colture agrarie o essenze spontanee che influenzano con la loro fioritura la qualità del prodotto che risulta così più puro e pienamente rispondente alla migliore tipicità del miele di acacia.

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