IGP Veneto

Marrone di Combai

Il Marrone di Combai è una Denominazione di Origine Protetta (DOP) presente nell’elenco nazionale approvato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali, i cui requisiti sono regolamentati dal disciplinare di produzione della Regione Veneto.

Caratteristiche

L’indicazione geografica protetta Marrone di Combai è riservata ai frutti di castagno della tipologia Marroni della sottospecie Domestica macrocarpa, specie Sativa, genere Castanea, famiglia Fagacee, rispondenti alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.

Il Marrone di Combai è un ecotipo che si è selezionato nell’ambiente tipico delle Prealpi trevigiane grazie alle condizioni pedoclimatiche della zone di coltivazione e alle cure dei coltivatori locali.
Il Marrone di Compia rispetto alla castagna, esige terreni più fertili, con esposizioni più favorevoli e maggiori cure colturali.

I frutti, nel momento di immissione al consumo, devono rispettare le seguenti caratteristiche morfologiche e commerciali:
– Forma ellissoidale, apice abbassato.
– L’ilo presenta un contorno regolare tomentoso e una raggiatura stellare ben visibile.
– Il pericarpo presenta un colore marrone variabile dal chiaro allo scuro, comunque mai opaco e con striature evidenti. Il pericarpo si deve separare agevolmente dall’episperma.
– L’episperma del colore marrone chiaro copre la massa commestibile presentando introflessioni poco profonde e poco frequenti tali da consentire, al momento della pelatura, una agevole separazione dalla polpa.
– Il seme, di norma uno per frutto e con basse percentuali di settatura, si presenta a corpo unico con solcature superficiali.
– La polpa, dalla pasta farinosa, è di colore biancastro.

Coltivazione

La scelta varietale avviene attraverso la ricostituzione di vecchi castagneti tramite innesto o realizzazione di nuovi impianti: dovrà essere utilizzato esclusivamente l’ecotipo Marrone di Combai.

Dovranno essere preferiti gli innesti a triangolo, spacco inglese, spacco diametrale pieno e zufolo, compiuti su polloni di piccole dimensioni aventi un diametro, a 60-80 cm di altezza da terra, non superiore a 3–3,5 cm. Nel caso di innesti a corona utilizzare come porta innesti, polloni con al massimo 5-6 cm di diametro.
Protezione delle ferite: si dovrà porre molta cura nell’evitare ogni soluzione di continuità tra marza e portainnesto limitando in questo modo le infezioni da parte del Cancro corticale (Cryphonectria parasitica).

Vanno utilizzate porzioni di ramo di un anno ben lignificate o al massimo di due anni, impiegando le parti centrali prive di costolature.
Per gli innesti come ad esempio la corona o lo spacco diametrale pieno, il materiale deve essere raccolto alcune settimane prima del suo utilizzo.
La conservazione dei materiali di propagazione va fatta in ambiente leggermente umido ad una temperatura di 3-4°C.
Se il periodo è superiore alle 2-3 settimane la temperatura di conservazione deve essere di 1-2°C.

I portainnesti potranno derivare sia dalla semina di frutti selezionati che dal trapianto di semenzai.
In ogni caso il materiale vivaistico utilizzato dovrà essere munito di certificazione.
Nel caso di ricostituzione di castagneti esistenti si potranno utilizzare come portainnesti i polloni ricacciati dopo la ceduazione delle ceppaie.
I selvatici prodotti dovranno appartenere alla specie Castanea sativa (castagno europeo) per evitare problemi di disaffinità.

Per i nuovi impianti sono da preferire le esposizioni sud e sud- ovest.
I terreni devono essere sciolti, leggeri, freschi, privi di calcare attivo e con un tenore di sostanza organica superiore all’1%.
Si devono escludere quelli in cui sono frequenti i ristagni d’acqua o al contrario quelli soggetti a prolungati periodi di siccità.
La predisposizione del terreno preferibile è tramite lavorazioni localizzate ed in ogni caso l’aratura su tutta la superficie non va fatta troppo in profondità.
In occasione dei lavori preparatori è consentita una abbondante concimazione letamica (300-500 q.li/ha).

La realizzazione dei nuovi impianti potrà avvenire tramite la messa a dimora di astoni innestati o selvatici e attraverso la semina di materiale pregerminato.

Nei vecchi castagneti l’intensità della potatura dovrà essere proporzionata alla condizione vegetativa della pianta, tanto più energica quanto più l’albero si trova in cattive condizioni fitosanitarie.
Per le piante in buono stato adottare potature di alleggerimento atte ad equilibrare la chioma e permettere l’entrata della luce all’interno con conseguente miglioramento produttivo.
In caso di parti di piante gravemente colpite dal cancro corticale, si prevede un intervento di potatura più energica della parte malata; in questo caso bisogna poi intervenire nei successivi 2-3 anni per diradare i numerosi ricacci, con il fine di ricostituire una chioma equilibrata.

Nei nuovi impianti vanno effettuate delle potature di allevamento in modo da costruire in breve tempo una chioma ben conformata (a vaso), impostata su 3-4 branche principali.
Già nel mese di giugno seguente l’innesto si può eseguire sui germogli che hanno raggiunto una lunghezza di 60-70 cm, una potatura verde in modo da favorire la lignificazione e l’emissione di rametti laterali.
Le potature di produzione vanno eseguite ad intervalli di 4-6 anni.
Cure colturali, irrigazioni e concimazioni
Va sempre mantenuta la cotica erbosa soprattutto in terreni con giacitura pendente. Nei primi anni dopo l’impianto si può eseguire una pacciamatura con materiale organico (segatura, paglia, ecc.) in modo da evitare il diffondersi di specie infestanti.
E’ vietata la pacciamatura con film di polietilene nero.
Lo sfalcio dell’erba dovrà avvenire almeno due volte l’anno, nella prima metà di luglio e a fine settembre, allo scopo di limitare la competizione idrica alle piante e ridurre gli attacchi di parassiti fungini ed animali. L’erba tagliata andrà lasciata sul terreno a decomporsi, limitando così il nuovo ricaccio e l’evaporazione dell’acqua.
L’irrigazione è sempre permessa e deve essere necessariamente eseguita come tecnica di soccorso nei primi anni di vita del castagneto quando la carenza idrica può compromettere il buon esito dell’impianto.
La somministrazione di concimi chimici potrà avvenire solo con prodotti compatibili con una coltivazione biologica; si può fare la concimazione letamica.

La raccolta si effettua dal 15 settembre al 15 novembre e può avvenire in modo tradizionale e cioè a mano ma anche attraverso macchine raccoglitrici che aspirano i frutti.
La raccolta deve essere tempestiva per evitare attacchi fungini soprattutto quando si è in presenza di temperature miti.
Già nella fase di raccolta il produttore è tenuto ad operare una prima cernita del prodotto, al fine di evitare la presenza di frutti infetti o comunque non rispondenti ai requisiti prefissati.

La facile deperibilità del prodotto richiede cure particolari e specifiche tecniche di conservazione sia nelle fasi immediatamente successive alla caduta che in quelle che precedono l’utilizzo del frutto.

Storia e curiosità

La presenza e le particolari caratteristiche qualitative del castagno nella pedemontana trevigiana, che va da Segusino a Cordignano e che trova in Combai il suo epicentro, sono confermate da numerose testimonianze storiche che risalgono a partire dal XII secolo.
In tal senso la documentazione storica reperita, che va dal 1200 al 1700, identifica ed individua in modo particolare l’area della pedemontana, in sinistra Piave, come un’area di naturale vocazione allo sviluppo della castanicoltura di cui rappresentano sicura certificazione storica anche i numerosi toponimi.
Tra le varie testimonianze storiche una, del 18 settembre 1665, pone in risalto anche gli aspetti sociali e di partecipazione connessi alla raccolta delle castagne: tutta la popolazione, donne e bambini compresi, partecipava alla raccolta dei frutti, regolamentata attraverso l’assegnazione di quote in funzione della composizione dei nuclei familiari.
In epoca più recente la valorizzazione del Marrone di Combai è stata portata avanti dalla Pro Loco grazie alla Festa dei Marroni di Combai, che – a partire dal 1945 – costituisce un avvenimento di rilevanza per tutta la provincia e, negli ultimi anni, anche a livello nazionale.
Nel 1995 è stata costituita l’Associazione dei Produttori del Marrone di Combai che si è affiancata alla Pro Loco nella organizzazione delle manifestazioni di valorizzazione commerciale del prodotto e che ha assunto direttamente il compito di unire i produttori al fine di omogeneizzare i comportamenti e le pratiche colturali.

Le caratteristiche fisiche ed organolettiche del Marrone di Combai derivano e sono strettamente legate all’ambiente geografico di produzione. L’abbondante piovosità distribuita secondo un regime pluviometrico equinoziale, la totale assenza di nebbie, la distribuzione della catena prealpina e delle “corde collinari” secondo un asse SW-NE e l’evoluzione dei suoli determinano un clima favorevole ed un’area altamente vocata alla produzione castanicola di qualità.
La media annua delle precipitazioni, distribuite secondo un regime subequinoziale autunnale è poco superiore ai 1200 mm (1263 mm/anno) mentre la temperatura media annua risulta pari a 12–13°C (12,7°C).
Le formazioni litologiche che caratterizzano l’area di produzione appartengono alla categoria dei substrati carbonatico terrigeni e più precisamente al gruppo dei substrati flyscioidi del Cenozoico (terziario).
Si tratta di substrati ad elevato valore pedogenetico con ottime caratteristiche di permeabilità ed alterabilità.
Questi aspetti climatici e geolitologici, riferiti ad una fascia altimetrica compresa tra i 150 m e gli 800 m slm, fanno rientrare il territorio della Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane nella Regione Forestale esalpica; qui il castagno trova il suo optimum climatico ed esprime nel miglior modo tutte le potenzialità produttive.

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