IGP Calabria

Cipolla Rossa di Tropea Calabria

La Cipolla Rossa di Tropea Calabria è una Indicazione Geografica Protetta (IGP) presente nell’elenco nazionale approvato dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali, i cui requisiti sono regolamentati dal disciplinare di produzione della Regione Calabria.

Caratteristiche

La indicazione geografica protetta I.G.P. Cipolla Rossa di Tropea Calabria designa i bulbi di cipolla rossa nella tipologia cipollotto, cipolla da consumo fresco, cipolla da serbo, che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione.

Varietà

La denominazione Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP individua i bulbi della Specie Allium Cepa limitatamente ai seguenti ecotipi autoctoni, che si distinguono in base alla forma e alla precocità di bulbificazione derivante dall’influenza del fotoperiodo: “Tondo Piatta” o primaticcia; “Mezza Campana” o medio precoce; “Allungata” o tardiva.
Si distinguono tre tipologie di prodotto:

Cipollotto:
– colore: bianco-rosato – violaceo
– sapore: dolce, tenero
– calibro: si rimanda ai vincoli previsti dalle norme comunitarie.

Cipolla da consumo fresco:
– colore: bianco-rosso fino al violaceo
– sapore: dolci e teneri
– calibro: si rimanda ai vincoli previsti dalle norme comunitarie.

Cipolla da serbo:
– colore: rosso-violaceo
– sapore: dolci e croccanti
– calibro: si rimanda ai vincoli previsti dalle norme comunitarie.

Coltivazione

Le operazioni di semina per la Cipolla Rossa di Tropea Calabria vengono effettuate a partire da agosto, direttamente in vivaio, in campo o in contenitori alveolari.
Il trapianto si effettua da ottobre a gennaio per la cipolla precoce e gennaio-marzo per la tardiva, quando le piantine nel vivaio hanno raggiunto 15 cm di altezza e 4-5 foglie.
Per la produzione del cipollotto si pratica indifferentemente la semina diretta, il trapianto di semenzali o quello di bulbi dell’annata precedente accuratamente conservati, posti a dimora nel terreno da agosto in poi.
I sesti di impianto in funzione del terreno e della tecnica colturale variano da 4-20 cm sulla fila a 10-22 cm nell’interfila con densità variabile da 250.000 pianteettaro a 900.000 pianteettaro , quest’ultima con 4 bulbi per foro ad attecchimento definitivo.
Tra le ordinarie operazioni colturali si ricorre all’irrigazione variabile in funzione dell’andamento pluviometrico e del tipo di terreno.

Successivamente alla raccolta i bulbi dei cipollotti devono subire l’eliminazione della tunica esterna sporca di terra, la spuntatura delle code, con taglio variabile dai 30 ai 60 cm, e quindi essere posti in cassette disposti in fascetti.
Per la cipolla da consumo fresco i bulbi privati dalla tunica esterna vengono sottoposti alla spuntatura delle code, con taglio variabile dai 35 ai 60 cm, e poi riuniti in fasci di 1,5-6 kg e posti in cassoni o cassette.
Per la cipolla da serbo i bulbi vengono deposti in andane sul terreno coprendoli con le stesse foglie e lasciandoli un tempo variabile da 8 a 15 giorni per farli asciugare, far acquisire compattezza, resistenza ed una colorazione rosso vivo. I bulbi una volta disidratati possono essere scollettati o, mantenendo le code, destinati alla produzione di trecce.

Caratteristiche territoriali

Per la produzione della Cipolla Rossa di Tropea Calabria sono idonei tutti i terreni sabbiosi o tendenzialmente sabbiosi, di medio impasto, a tessitura franco argillosa o limosa che corrono lungo la fascia costiera o che costeggiano fiumi e torrenti, di origine alluvionale che seppur ghiaiosi non limitano lo sviluppo e l’accrescimento del bulbo.
I terreni costieri sono idonei alla coltura della cipolla precoce da consumo fresco, quelli di aree interne, di natura argillosa e franco-argillosa sono adatti alla tardiva da serbo. La cipolla da sempre è stata presente nell’alimentazione degli agricoltori e nelle produzioni locali, già il viaggiatore in Calabria dr. Albert nel 1905 in visita a Tropea è impressionato dalla miseria dei contadini che mangiano solo cipolla.
Nei primi del ‘900 la Cipolla Rossa di Tropea Calabria abbandona la coltivazione dei piccoli giardini e degli orti familiari per passare a estensioni considerevoli nel 1929 con l’acquedotto della Valle Ruffa che consente d’irrigare ed avere rese maggiori e miglioramento della qualità.
Alla prima produzione organizzata nei territori di Tropea, Parghelia, Briatico e Zambrone, Ricadi ed il suo interno si è successivamente aggiunto, con forte impulso il territorio costiero a Nord del Golfo di S.Eufemia, individuabile tra i comuni di Gizzeria e Longobardi, con particolare sviluppo tra Amantea, Campora, Nocera.
Oggi come allora, la cipolla rossa è presente negli orti familiari come nelle grandi estensioni, nel paesaggio rurale, nell’alimentazione e nei piatti locali e nelle tradizionali ricette.

Storia e curiosità

Diverse fonti storiche e bibliografiche attribuiscono l’introduzione della cipolla nel bacino mediterraneo ed in Calabria prima ai Fenici e dopo ai Greci diffondendosi in quel tratto di costa tra i mari “lametino” e “viboneto” che va da Amantea a Capo Vaticano.
Ben apprezzata nel Medio Evo e nel Rinascimento, considerata principale prodotto dell’alimentazione e dell’economia locale veniva barattata in loco, venduta ed esportata via mare in Tunisia, Algeria e Grecia.
Citazioni si rilevano negli scritti dei numerosi viaggiatori che arrivano in Calabria fra il ‘700 e l’800 e visitando la costa tirrenica da Pizzo a Tropea, parlano delle comuni Cipolle Rosse di Tropea.

La cipolla rossa di Troppa Calabria si diffonderà con maggiore impulso nel periodo borbonico, verso i mercati del nord Europa, diventando in breve ricercata e ben apprezzata così come racconta G.Valente e Marafioti, Barrio, Fiore in Studi sulla Calabria di Leopoldo Pagano (1901) che riferisce pure sulla forma del bulbo e delle rosse bislunghe di Calabria ed i primi ed organizzati rilevamenti statistici sulla coltivazione della cipolla in Calabria sono riportati nell’Enciclopedia agraria Reda (1936-39).

Le caratteristiche merceologiche uniche che hanno conferito notorietà al prodotto a livello nazionale, e soprattutto il valore storico e culturale nell’area considerata ancora oggi vivo e presente nelle pratiche colturali, in cucina, nelle quotidiane espressioni idiomatiche e nelle manifestazioni folcloristiche, hanno reso il prodotto stesso oggetto di imitazioni e contraffazione della denominazione.

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